Addomesticare le bestie

A Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro.

Giorgio Caproni

 

Addomesticare le bestie è il titolo di un pomeriggio in cui pioveva e l’immagine del mio balcone si sgretolava dietro i vetri della finestra. Io avevo ventinove anni e la purezza degli animali, che non hanno coscienza ma solo sangue.

Addomesticare le bestie è il titolo del mio primo libro, una raccolta di quarantuno poesie che prima ho scritto e poi ho voluto dimenticare. Finché non hanno smesso di fare male.

Addomesticare le bestie, da quanto ho capito, non è possibile. Sicuramente non è possibile addomesticarle tutte. Alcune si possono domare, altre riposano in attesa, con altre si può imparare a convivere, ma altre vanno soltanto liberate.

Però sono ancora convinta che avesse ragione Caproni.

libro copertina

Atti Impuri Poetry Slam 2015 – Torino

Lettori cari e soprattutto piemontesi,

venerdì prossimo sarò a Torino per partecipare all’ultima sessione dell’Atti Impuri Poetry Slam insieme ad altri sette poeti e poetesse (qui trovate tutti i dettagli della serata).

Vogliamo parlare del fatto che venerdì è 17?
Vogliamo parlare della tremarella da esibizione?
Vogliamo parlare del fatto che ancora non ho preparato la valigia?
Bene, parliamone di presenza davanti a una birra.

Vi aspetto.

Se il mondo frana

Quando mesi fa Violetta mi ha chiesto se mi andasse di scrivere un pezzo per Abbiamo le prove le ho risposto subito di sì.
Poi ho preso tempo, è una mia cattiva abitudine. È che cerco dei segni e spesso non li trovo.
Ma mentre li cerco mi esercito a tacere, smetto di farmi domande (che cosa voglio dire? come lo voglio dire? vale la pena dire proprio questo? sono capace di dirlo?) e guardo fuori.
Quella volta fuori c’era il mare.
Questo è un estratto, il racconto completo è qui.
[A chi mi ha saputo aspettare, e mi ha voluto aspettare, grazie.]

*

“Se il mondo franasse adesso non sentirei nessun rumore. Enzo mi tiene una mano sotto la pancia e l’altra sotto le gambe. Sento i talloni affiorare ogni tanto fuori dall’acqua. Tengo gli occhi aperti oltre il confine del mare, come i coccodrilli che stanno in agguato sulle sponde. Per il resto quello che sento è questo: flutti caldi che mi accarezzano il corpo come bisce, dita d’acqua che si infilano sotto l’elastico del costume, la resistenza inutile che le braccia oppongono al mare gonfio che mi tiene sospesa e rilassa muscoli di cui non conosco il nome, le palpebre che si chiudono e si aprono lente: da una parte guardo il profilo della Calabria, così vicino in questa giornata tersa, e le striature delle correnti che si disperdono verso il largo, e dall’altra vedo la spiaggia che si dissolve sotto i raggi del sole e la schiuma che si porta via i ciottoli più piccoli, e li affonda.”

 

Vedi come ti passa l’influenza appena dico vino

L’ultima volta che m’è venuta l’influenza eravamo nella stessa stanza io, il coccodrillo McDonald’s e Paolo Conte. Paolo Conte cantava quella canzone che dice con noi due dentro al buio abbracciati e dopo ci sono dodici minuti di sax, così si capisce bene che noi due siamo davvero dentro al buio abbracciati. E la stanza per forza di cose si riempiva di incantesimi, di spazi e petardi. E io ero esattamente come mi volevi tu, solo che avevo la febbre.

Era tutto perfetto tranne la febbre e il coccodrillo McDonald’s, che di Paolo Conte non capisce niente e dopo un po’ mi ha messo la coda sulla fronte e si è addormentato seccato.

Io qualche mese dopo ho pianto, ma poco.

L’ultima volta che mi viene l’influenza, in realtà, è venerdì. Prendo quattro o cinque medicine a caso e alla fine sto meglio. Oggi, sto meglio. Nella stanza ci siamo io, Max Gazzè e le Zerinolflu effervescenti. Sto meglio, coraggio, mi motivo, sto meglio.

Domani alle 10.36 ho il treno per Bologna. Con me viene anche lei, che mi presta la voce.

Io mi sento un po’ confusa e molto grata.

 

 

Cosa c’era nel vino?

Non sono tanto brava con le comunicazioni di servizio.

(Non sono tanto brava nemmeno a fare il caffè.)

Qualche mese fa Carlo ha detto che voleva fare una serie di reading col vino, in un locale di Bologna, e a me è sembrata una bella idea. Poi mi ha chiesto se mi andava di partecipare anch’io. Io ho pensato che mi piace, il vino. E gli ho detto di sì.

Poi quando la cosa diventa concreta mi viene un po’ di mal di pancia (non come quella volta del gelato, ma simile) e mi viene da ridere quando vedo che sono l’unica che non ha il curriculum da scrittore. Meglio, mi dico, così non mi vengono le responsabilità (una cosa che hanno gli scrittori sono le responsabilità, ma non tutti gli scrittori del mondo se ne rendono conto).

La rassegna è già cominciata la settimana scorsa. Stasera c’è Chiara Psychosis o Madame Reali che è uno scrittore vero, ma femmina. E secondo me, conoscendola, se andate a vederla dopo tornate a casa pensando che per fortuna c’è gente così.

Poi c’è Finzioni che tutto fa fuorché annoiarti. Poi ci sono io che non ho il curriculum da scrittore ma mi piace bere il vino in compagnia. Poi c’è Elena Marinelli che va in giro con una centoventotto rossa e anche se siete appiedati è bello se ci andate, secondo me.

Poi gli altri non li conosco. Non posso fare pubblicità consapevole e quella a cazzo di cane non la faccio. Però posso dire che potete andare a scoprirli. Essere curiosi è sempre una virtù. Siate virtuosi.

Li ho messi tutti giusti i link?

L’ho detto che mi piace il vino?

L’ho detto che mi piace in compagnia?